Canada in dubbio: è davvero possibile rinunciare agli imballaggi in plastica per l’ortofrutta?

Canada in dubbio: è davvero possibile rinunciare agli imballaggi in plastica per l’ortofrutta?

Canada in dubbio: è davvero possibile rinunciare agli imballaggi in plastica per l’ortofrutta? 1920 1080 Lorenzo Segale

Il governo del Canada è stato uno dei primi a proporre misure restrittive riguardo l’uso degli imballaggi in plastica per ortofrutta, simili se non addirittura più incisive di quelle da poco approvate in Europa (il PPWR). Tuttavia recentemente si è verificato un importante cambio di rotta. Il governo canadese ha infatti deciso di fermarsi e riflettere sulle misure adottate e ha affidato uno studio a professionisti con competenze accademiche in biologia alimentare e scienza del packaging, addetti ai lavori che operano direttamente nella filiera di produzione e distribuzione degli alimenti freschi. Il risultato dell’indagine di approfondimento ha evidenziato una realtà che potrebbe sembrare controintuitiva per molti: eliminare l’imballaggio in plastica per l’ortofrutta sarebbe un errore.

L’analisi del mercato: il ruolo della plastica nei negozi canadesi

La ricerca, commissionata da Agriculture and Agri-Food Canada (AAFC) e Environment and Climate Change Canada (ECCC), ha mappato attentamente il mercato dell’ortofrutta, analizzando l’uso degli imballaggi in plastica per 40 di tipologie di frutta e verdura. Gli audit effettuati hanno fornito una fotografia precisa della realtà: solo circa la metà dei prodotti ortofrutticoli freschi viene venduta confezionata in plastica, con una maggiore incidenza nei negozi discount (48%) rispetto a quelli convenzionali (43%). Il resto è già venduto sfuso.

Successivamente, sono state condotte valutazioni a matrice, con il coinvolgimento di esperti provenienti da ogni anello della catena del valore, dalla produzione alla distribuzione. Questo approccio ha permesso di esaminare il ruolo specifico degli imballaggi in plastica e di valutarne le funzioni più critiche.

Le funzioni principali degli imballaggi in plastica

 Lo studio ha analizzato le funzioni principali degli imballaggi in plastica. In particolare, è emerso come la plastica sia fondamentale per proteggere i prodotti più deperibili lungo la catena di distribuzione. Le lunghe distanze, che spesso i prodotti freschi devono percorrere, così come la necessità di garantirne la sicurezza, mantenerne integrità e freschezza e contenere lo spreco alimentare richiedono in numerosi casi l’utilizzo della plastica. Non meno importante è l’aspetto legato all’efficienza operativa e all’esperienza del consumatore: l’imballaggio in plastica facilita il controllo delle porzioni e migliora la manipolazione dei prodotti, offrendo benefici tanto ai rivenditori quanto ai consumatori. 

Per frutta e verdura più resistenti, la plastica gioca un ruolo più legato all’efficienza delle operazioni nei negozi e alla presentazione dei prodotti. In questi casi, la possibilità di sostituire la plastica con materiali alternativi o vendere i prodotti sfusi è più fattibile, anche se non vanno trascurate le implicazioni operative. Infatti il confezionamento in plastica di prodotti di piccole dimensioni riduce notevolmente le differenze inventariali e permette di commercializzare i prodotti in modo più efficace, migliorando l’esperienza di acquisto.

Scenari di riduzione: si può davvero rinunciare alla plastica?

Rispetto al tema posto dal governo canadese lo studio ha ipotizzato due scenari di riduzione degli imballaggi in plastica per frutta e verdura, senza che ciò comporti conseguenze indesiderate potenzialmente superiori ai benefici ottenuti. Uno scenario prevede che il 36% dei 40 prodotti ortofrutticoli analizzati sia venduto preconfezionato in plastica, mentre quello più restrittivo ridurrebbe al 25% il confezionamento in plastica della frutta e della verdura oggetto della ricerca.

Scenari di riduzione come quelli proposti, in cui solo il 25-36% dei prodotti freschi potrebbe essere venduto in packaging plastico, sono risultati realizzabili solo se supportati da tempistiche realistiche e da innovazioni nel settore dell’imballaggio. Inoltre, va tenuta in considerazione la significativa preferenza dei consumatori per l’acquisto di prodotti freschi confezionati, come emerso dai dati d’acquisto (43/48% di vendite di frutta e verdura preconfezionati in plastica).

Un esempio per l’Europa: un approccio equilibrato

I risultati dello studio canadese offrono spunti interessanti anche per l’Europa. Pur trattandosi di mercati differenti, le modalità distributive di frutta e verdura in Europa presentano notevoli somiglianze e le conclusioni dello studio canadese potrebbero essere interessanti anche per il vecchio continente.

Ma l’aspetto più importante da sottolineare non riguarda tanto i dati quanto l’approccio metodologico adottato. Il governo canadese ha dato voce agli esperti e agli addetti ai lavori, coinvolgendo rappresentanti di tutta la filiera e basando le decisioni su analisi scientifiche ed economiche. Questo approccio equilibrato, che tiene conto delle implicazioni pratiche di ogni cambiamento, dovrebbe essere emulato anche nell’implementazione del Regolamento sugli imballaggi e rifiuti da imballaggio (PPWR) in Europa, con particolare attenzione alla scrittura della normativa secondaria che renderà operative queste disposizioni.

Il Canada, un paese considerato all’avanguardia dal punto di vista della sostenibilità ambientale, ha avuto la saggezza di riflettere e considerare le voci di chi opera direttamente nel settore. Questo tipo di approccio pragmatico, che bilancia sostenibilità e operatività, è fondamentale per affrontare una sfida così complessa su come affrontare il tema della riduzione dei rifiuti da imballaggio che non dovrebbe riguardare solo quelli in plastica. L’auspicio è che l’Europa segua questo esempio, garantendo che le future politiche siano realistiche, sostenibili e basate su dati scientifici e concreti.

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