Polistirene riciclato: una filiera unita per la competitività del packaging alimentare

All’interno della tavola rotonda “Dal packaging al riciclo: il futuro degli imballaggi in polistirene”, organizzata da Corepla durante Ecomondo, si è respirata un’atmosfera di forte coesione. Per la prima volta, come ha ricordato Fabrizio Bernini del Gruppo Happy, l’intero mondo degli stirenici si è ritrovato unito per discutere obiettivi comuni, consapevole che dalla capacità della filiera di evolvere dipende la sua stessa resilienza.

L’incontro ha offerto un quadro chiaro dello stato dell’arte e delle prospettive del polistirene riciclato, grazie ai contributi di Fabrizio Bernini e di Marco Omboni, di FLO Group. Omboni ha evidenziato come il settore disponga già di soluzioni concrete e scalabili per il riciclo, presentando due progetti emblematici: il vasetto yogurt in R-PS e il bicchiere R-Hybrid SKY, realizzati in polistirene riciclato da post-consumo. «Si tratta di soluzioni con le stesse prestazioni dei prodotti in plastica vergine» ha spiegato, sottolineando come questi risultati dimostrino che «innovazione e sostenibilità possono davvero andare di pari passo».

Omboni ha ricordato che la transizione verso la R-plastica non è soltanto una necessità industriale, ma una visione strategica che FLO Group ha scelto di abbracciare con decisione. «La plastica deve cambiare pelle» ha affermato. «Non più plastica, ma R-plastica. E questa deve essere considerata un’opportunità, non una minaccia». Una riflessione che racchiude la direzione verso cui il settore deve muoversi per consolidare il proprio ruolo all’interno dell’economia circolare.

A questa consapevolezza si affianca però un messaggio altrettanto chiaro: il lavoro dei produttori, da solo, non basta. Serve una filiera pronta a recepire e valorizzare queste innovazioni, dalle aziende alimentari alla distribuzione. «Solo così il riciclo delle plastiche, già oggi un’eccellenza italiana, potrà diventare un vantaggio competitivo per il packaging alimentare, in Italia e all’estero», ha ricordato Omboni, auspicando anche un ruolo più attento delle istituzioni nel sostenere un percorso industriale che ha già dimostrato la propria solidità.

Il richiamo alla responsabilità condivisa è stato ripreso con forza da Fabrizio Bernini, che ha ripercorso il lavoro svolto negli ultimi anni per costruire una filiera strutturata del polistirene riciclato. Ha ricordato l’avvio delle prime collaborazioni nel 2019 e i progressi ottenuti grazie al dialogo fra aziende trasformatrici, Corepla e costruttori di impianti. I risultati sono concreti: dai vassoi SPS contenenti riciclato post-consumo, fino alla più recente sperimentazione che ha portato alla realizzazione di una vaschetta ottenuta da un mix di EPS post-consumo, R-PS e SPS proveniente da post-industria. Un progetto ancora in evoluzione, ma già tecnicamente valido e indicativo delle possibilità del materiale.

Bernini ha insistito sull’importanza del corretto conferimento, sottolineando che senza la collaborazione dei cittadini e dei comuni, il sistema perde a monte una risorsa preziosa. Ha ricordato che «quel vassoietto di carne acquistato al supermercato, se correttamente conferito, ritornerà a fare il suo lavoro». Una semplice azione quotidiana che può determinare la continuità della circolarità.

Entrambi gli interventi hanno messo in evidenza come il settore del polistirene riciclato sia pronto a compiere un salto di qualità. Le tecnologie esistono, i prodotti funzionano, le partnership industriali sono solide. Quello che serve ora è un impegno collettivo, stabile e continuativo, capace di sostenere la crescita della filiera e di affrontare insieme le sfide normative, industriali e di mercato.

La tavola rotonda ha mostrato un settore consapevole della propria responsabilità e delle proprie potenzialità. L’Italia può giocare un ruolo da protagonista in questo percorso, trasformando un patrimonio tecnologico già esistente in un vantaggio competitivo per l’intero comparto. Il polistirene riciclato ha dimostrato di poter essere un esempio concreto di economia circolare e, grazie al lavoro congiunto di tutta la filiera, può diventare un modello di riferimento anche a livello europeo.