PPWR: Pro Food evidenzia i paradossi di una norma che rischia di penalizzare ambiente, imprese e filiere alimentari
Nel corso del convegno organizzato da COREPLA e PETCORE EUROPE a Ecomondo, Pro Food ha portato un contributo chiaro sul dibattito europeo dedicato al PPWR (Packaging and Packaging Waste Regulation).
Intervenendo per il Gruppo, Roberto Zanichelli ha ribadito il ruolo essenziale degli imballaggi per alimenti nella sostenibilità delle filiere: «Gli imballaggi in plastica per alimenti non sono un problema, ma una parte fondamentale della soluzione. Sono indispensabili per proteggere i prodotti freschi, garantire qualità e ridurre lo spreco alimentare.»
Paradossi del PPWR: penalizzati gli imballaggi più virtuosi
Uno degli aspetti più critici è il divieto, previsto dal 2030, di utilizzare imballaggi in plastica per l’ortofrutta fresca sotto 1,5 kg. «Non si comprende la razionalità di questo divieto» ha spiegato Zanichelli. «L’ortofrutta confezionata rappresenta appena l’1,5% degli imballaggi in plastica nei supermercati europei. È un segmento minimo, che non giustifica misure così drastiche.» Non solo: gli imballaggi oggi più utilizzati nella filiera, come le vaschette in PET, sono già altamente circolari. «Questi prodotti contengono mediamente il 70% di riciclato, molto oltre i target previsti dal PPWR. Eppure proprio loro verrebbero penalizzati. È paradossale colpire ciò che oggi è più virtuoso.»
Spreco alimentare e CO₂: il rischio di un effetto opposto
Antonello Ciotti di Petcore Europe, durante il convegno, ha richiamato anche un punto spesso ignorato del dibattito: la correlazione tra imballaggio, shelf life e spreco alimentare. «Passare dal confezionato allo sfuso aumenta lo spreco alimentare fino al 25%. E più spreco significa maggiori emissioni di CO₂» ha ricordato, citando studi europei sul settore.
La sostituzione con materiali alternativi comporterebbe un impatto ambientale maggiore, ha sottolineato Zanichelli: «I materiali alternativi sono più pesanti, meno performanti e riducono la shelf life. Il risultato è l’esatto contrario di ciò che il PPWR dichiara di voler ottenere.»
Un rischio per intere filiere: dall’industria degli imballaggi all’ortofrutta
Le conseguenze economiche, secondo Zanichelli, sarebbero altrettanto significative. «Il passaggio forzato ad altri materiali genererebbe costi aggiuntivi fino a 20 centesimi al chilo per i produttori ortofrutticoli, più del loro margine medio. E per le aziende di confezionamento significherebbe aumenti dei costi del 60–70% per adattare le linee produttive.» Una prospettiva critica soprattutto per la Packaging Valley emiliana: «Le stime parlano di cali di fatturato del 50–60%. Non è realistico pensare di riconvertire un intero settore nel giro di pochi anni, soprattutto quando le linee guida definitive arriveranno solo nel 2027.»
Una regolamentazione efficace deve partire dai dati
La posizione di Pro Food è chiara: le politiche sull’economia circolare devono essere costruite su basi tecnico-scientifiche, non su semplificazioni ideologiche. «Sembra prevalere una forma di plastifobia» ha concluso Zanichelli. «Ma penalizzare un settore che oggi garantisce sicurezza alimentare, riduzione degli sprechi e riciclabilità elevata rischia di danneggiare non solo le aziende, ma l’ambiente stesso.»
Un confronto come quello tenuto a Ecomondo conferma quanto sia urgente un dialogo costruttivo tra istituzioni e filiere produttive, per costruire norme realmente efficaci e sostenibili, capaci di tutelare ambiente, imprese e consumatori.